Il fotogiornalismo di Francesco Cito in mostra al Palazzo Mediceo di Seravezza
di Romano Pesavento
Il bianco e nero delle immagini presenti
alla mostra “Colour and B&W” di Francesco Cito, presso il Palazzo Mediceo
di Seravezza, penetra nella mente del visitatore come un vecchio film e
proietta una molteplicità inesauribile di sensazioni contrastanti: rincorre la
vita al di là del nostro scontato benessere, nella quotidianità protetta e
chiusa della semplice routine di ogni giorno, e ci mostra, impietosamente, altre
facce dell’esistenza, quelle che non vorremmo mai vedere, quelle che sono
strettamente imparentate con la morte, il grande fantasma da esorcizzare, da
rinnegare, da rimuovere nella nostra frettolosa corsa al successo sociale. I
volti incolori, gli ambienti opachi, la gioia attonita dei bambini, le
tradizioni oscure e remote degli uomini, le miserie della guerra d’Oriente, le
pose innaturali, da burattini spezzati, di chi soffre in silenzio si susseguono
in contrasti chiaroscurali caravaggeschi, delineando e rappresentando una
realtà ignota e ripudiata, sulla quale, invece dovremmo riflettere.
Scatto dopo scatto, emigra la
memoria dal passato al presente lungo un filo di seta, che, debolmente,
riconduce all’idea di estemporaneità della vita. Acidi forme fumose spuntano
come relitti in riva al mare tra le macerie di un mondo colpito dall’odio e
dalla discriminazione. Entrare nel dramma della guerra in Palestina è come
sollevare un sipario di morte e dolore, in cui il tormento si associa alle
lacrime di un bambino triste, alla madre/ moglie di un morto senza nome,
all’abbraccio calorosamente fraterno del leader Arafat.
L’infanzia violata dalla bramosia
dei conflitti suscita ipocrite e fasulle parole di dissenso, ma alimenta nel
segreto delle stanze del potere la ricchezza dei grandi magnati della finanza.
Soffermarsi davanti agli occhi
senza gioia dei giovani pazienti in stato di coma vegetativo e dei loro
familiari, immaginare cosa accade al di là della barriera invisibile che separa
un’anima imprigionata da uno spirito perfettamente sensiente è un’esperienza
feroce, ma necessaria per comprendere autenticamente la precarietà della
dimensione umana.
Successivamente l’obiettivo della
macchina fotografica immortala i blitz della polizia nei meandri delle “Vele” a
Scampia, gli arresti, i volti dietro le sbarre degli imputati. Scene di vita
quotidiana e di crimine ordinario passano velocemente nella fotocamera
immortalati per sempre e si imprimono con rara forza narrativa anche nella
retina degli avventori. La denuncia ha molte forme, ma questa è la più
immediata.
E così finisce che il mondo fatto
di carne martoriata e di sangue si intreccia, come in una matassa di seta, con
le crude realtà e verità delle tradizioni popolari; non sempre costituite da
paccottiglia taroccata per turisti semplicioni, ma da riti arcaici,
contrassegnati spesso da dolore e morte, per chi sa guardare, come Cito, in
profondità.
Pubblicato sul giornale on line la Provincia kr.
Pubblicato sul giornale on line la Provincia kr.
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