Romano Pesavento
Giovedì sera, il teatro Apollo ha
ospitato un’icona del cinema italiano, nonché apprezzatissima interprete
teatrale, Laura Morante, impegnata sul palcoscenico insieme alla figlia Eugenia
Costantini nello spettacolo teatrale “Il ballo”, ispirato dall’omonimo romanzo
di Irène Némirovsky e accompagnato dalle musiche di Claude Debussy, Sergej
Prokof’ev, Reynaldo Hahn, Maurice Ravel e Frédéric Chopin, eseguite da Francesca
Giovannelli al pianoforte.
Lo spettacolo è incentrato sul
tema dell’incomunicabilità, insidia inesorabile nei rapporti umani, soprattutto
in quelli più stretti, di consanguineità; infatti gli scambi dialettici tra le
due protagoniste, madre e figlia, sono freddi, futili e denotano incapacità
relazionali fortissime, oltre a malessere esistenziale molto profilato in
entrambi i personaggi; le donne, insoddisfatte della loro esistenza vuota e
inappagante, si rifugiano in un mondo scintillante e onirico, intriso di fantasie
romanzate, in cui risultano ammirate, amate e vincitrici. La realtà è ben
diversa: Antoniette, adolescente, e la signora Kampf sono insicure, infelici e
rancorose. Il ballo, avvenimento mondano che dovrebbe riscattarle entrambe da
un presente insoddisfacente e proiettarle verso un futuro radioso e carico di
promesse, verrà disertato da tutti gli ospiti, a causa della volontà punitiva
della fanciulla, perseguita nei riguardi di una madre repressiva e
indifferente.
Attraverso suoni, parole e gesti
concitati, la trama del romanzo prende vita all’interno del “contraddittorio”
tra le due attrici, svelando gradualmente al pubblico i tatticismi, le
emozioni, le crudeltà, le riflessioni e le incomprensioni che si consumano in
un rispettabile scorcio alto-borghese. Disperazione, vanagloria, frustrazione,
esaltazione vengono espresse in rapida successione e alternanza con rara
sensibilità e spessore da Laura Morante, veramente convincente ed efficace
nella sua performance. Eugenia Costantini rende con grazia e perfidia la
sventatezza improvvida di una quattordicenne in preda alla gelosia e allo
sconforto tipico di quell’età. Con scroscianti applausi il pubblico in sala ha
calorosamente e ripetutamente acclamato le star della pièce teatrale.
Un’altra scelta ben meditata all’interno
della stagione concertistica 2019 “L’Hera della Magna Grecia” da parte della
società Beethowen, rappresentata dal prof. Fernando Romano e dalla prof.ssa
Mariarosa Romano.
Pubblicato su La Provincia kr online
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