sabato 6 luglio 2019

ARCHEOLOGIA - Museo delle Navi Romane. Un tuffo nel passato osservando le stelle e immaginando commerci, avventure nautiche ed esplorazioni del nostro Mediterraneo


Romano Pesavento

Anche Pisa, così come Nemi, ha il suo museo delle navi romane. Certo le dimensioni delle imbarcazioni non sono paragonabili ai battelli imperiali di Calligola, trovati nei pressi del lago Nemi e andati distrutti nel maggio del 1944, ma sicuramente l’impatto visivo è suggestivo, regalando al visitatore l’emozione e l’impressione di essere di fronte ad un pezzo importante del passato.  A detta dei curatori è “il più grande museo di imbarcazioni antiche esistente”. Inaugurato il 16 giugno, il Museo delle Navi Antiche di Pisa è ospitato all’interno degli Arsenali Medicei. 5000 metri quadri di superficie espositiva e 47 sezioni divise in 8 aree tematiche nelle quali sono esposte sette imbarcazioni di epoca romana, databili tra il III secolo a.C. e il VII secolo d.C., di cui quattro sostanzialmente integre, e circa 800 reperti.

La descrizione delle sette navi è fornita dalla Sovrintendenza archeologica e ci fornisce un’idea precisa delle caratteristiche tecniche e strutturali dei mezzi antichi:
“(1) Alkedo (il Gabbiano), l’ammiraglia della flotta pisana, nave da 12 rematori da diporto ma dalle forme che ricordano una nave da guerra; ha ancora inciso su una tavoletta il suo nome (Alkedo = gabbiano), esposta nella vetrina di fronte. A fianco ricostruzione a grandezza naturale di una nave da guerra (liburna).
(2) Nave “I” (V sec. d.C.), grande traghetto fluviale a fondo piatto interamente costruito in legno di quercia e rinforzato all’esterno da fasce di ferro; il barcone, manovrato tra le due rive attraverso un sistema di funi, era mosso da riva tramite un argano, il cui asse centrale è stato rinvenuto nel corso degli scavi (esposto nella vetrina accanto all’imbarcazione).
(3) Barca “F”, appartiene alla tipologia delle lintres, imbarcazioni più piccole per il trasporto merci utilizzate per rapidi e più confortevoli spostamenti e per il trasporto di dettaglio delle merci. Simili alle piroghe, erano realizzate per consentire la remata da un solo lato, come le attuali console veneziane (esemplari esposti del II e III sec.d.C.)

(4) Nave “D”, con ancora ben visibili ponti e albero. Il grande barcone fluviale è stata rinvenuta rovesciata e il suo restauro ha richiesto un lavoro estremamente elaborato. Si tratta di un grande barcone fluviale adibito al trasporto della rena lungo il corso dell’Arno: un ampio boccaporto consentiva il carico della sabbia. L’imbarcazione era mossa da vela (conserva ancora l’albero originale) e trainata da riva da una coppia di cavalli o buoi. Lo scheletro di un cavallo ancora aggiogato è stato rinvenuto al di sotto di essa.
Altre navi: Nave “E”, parziale, nave da carico di dimensioni medio-grandi; Barca “H” , barchino fluviale a fondo piatto; imbarcazione da carico di medio-grandi dimensioni che faceva la spola lungo le coste tra Campania e Spagna e trasportava un carico di anfore (tra cui spalle di maiale in salamoia) (II sec. a.C.).
Ricostruzione del cantiere della Nave “A”, nave da carico (oneraria) di grandi dimensioni (più di 40 metri di lunghezza; ne è stata recuperata circa la metà) (II sec.d.C.). Trasportava un carico di anfore a fondo piatto riutilizzate e contenenti conserve di frutta. Per le sue dimensioni è stata esposta ricostruendo una parte del cantiere di scavo, mostrandola in corso di recupero.”
Un tuffo nel passato osservando le stelle e immaginando commerci, avventure nautiche ed esplorazioni del nostro Mediterraneo non mancherà di appassionare esperti del settore, ma anche bambini e curiosi di ogni età.

Pubblicato su La Provinciakr onlline

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