lunedì 14 gennaio 2019

Fotogiornalismo, conlcusa l'edizione 2018 del ''Photolux festival'' a Lucca: immagini dal globo che raccontano un anno difficile

Romano Pesavento




Si è concluso nel weekend scorso il "Photolux 2018", uno dei festival dell’immagine più prestigiosi tra quelli dedicati alla categoria. Tanti gli appassionati che hanno visitato le sale, in cui i più “impegnati” fotoreporter internazionali convergono per squarciare il velo del silenzio rispetto alle molteplici problematiche civili e politiche presenti nel globo. Arte e giornalismo si saldano in una combinazione unica, consentendo ai fatti “veri” di emergere, a dispetto delle sistematiche manipolazioni del potere. Un ragazzo avvolto dalle fiamme corre con il viso coperto da una maschera, che ne occulta il dolore indicibile, in un sfolgorio infernale, mentre tutto il suo corpo si torce negli spasmi della sofferenza; si tratta di uno dei manifestanti contrari alle politiche di riforma del presidente del Venezuela Nicolàs Maduro. Lo scatto in questione, di Ronaldo Schemidt, si è aggiudicato il World Press Photo dell’Anno. Il fotoreporter Adam Ferguson propone alcuni ritratti di giovani donne, liberate dalla prigionia in cui erano tenute dall’organizzazione terroristica Boko Haram, la cui caratteristica è l’irriconoscibilità dei tratti somatici, come condizione permanente di “non vita”, in primo piano un fascio luce violenta, artificiale, ne oltraggia quasi la figura, per evocare l’idea dell’ordigno esplosivo che erano costrette a indossare come kamikaze involontarie.



I bambini musulmani Rohingya del Myanmar sembrano reduci da un’esplosione nucleare; tanta disperazione e paura nei loro volti. L’Occidente ignora tutto questo. Kevin Frayer, 2° premio Reportage, denuncia lo strazio di un popolo inerme abbandonato e ignoto ai più. Altro tema di forte di attualità è l’ambiente: la popolazione dei pinguini sudafricani è stata falcidiata (foto di Thomas P. Peschak); il forte inquinamento e la scarsità del cibo ne rendono difficoltosa la sopravvivenza; una poderosa aquila di mare testabianca, simbolo degli Usa, immiserita dal bisogno, con il becco lacera tra i rifiuti un boccone di carne (foto di Corey Arnold); un oceano di plastica invade il mondo e i reietti cercano di sopravvivere raccogliendola e vendendo per qualche spicciolo (Kadir van Lohuizen). Uno scatto può raccontarci mondi lontani e al tempo stesso vicini; realtà violente e realtà violentate; storie vissute e storie da vivere; momenti, istanti trascorsi lungo la scia di un tempo assassino in cui l'incubo di un nuovo giorno fa nascere la speranza tra le rovine delle macerie. Basta una foto a smentire la menzogna raccontata; a far capire quanto dolore scorra negli occhi degli innocenti; quanta libertà c'è ancora da conquistare; i Diritti umani una terra promessa ancora da raggiungere.





Pubblicato su La Provincia KR online

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