domenica 12 novembre 2017

Mostre in Italia - ''Cinquecento a Firenze: tra Michelangelo, Pontormo e Giambologna'', in mostra a Palazzo Strozzi fino al 21 gennaio prossimo

Romano Pesavento


Nell’imponente architettura rinascimentale di Palazzo Strozzi a Firenze, dal 21 settembre al 21 gennaio, è stata allestita la mostra “Cinquecento a Firenze - Tra Michelangelo, Pontormo e Giambologna”. L’evento, estremamente significativo e rappresentativo per il prestigio delle opere presentate, richiama numerosi visitatori.
Di grande impatto visivo è il Dio fluviale di Michelangelo, la cui rilassata tensione muscolare, marchio distintivo dell’artista, lo accomuna a tante altre sue opere (David, Prigioni e altri) e non cessa mai di meravigliare. Continuando nel percorso espositivo, in un unico luogo si radunano tre imponenti opere: Deposizione dalla Croce di Rosso Fiorentino; Cristo deposto del Bronzino; Deposizione del Pontormo. Apparentemente i temi sembrano simili; i pittori sono contemporanei, ma la resa artistica è profondamente differente e denota personalità, senso del colore e lettura degli episodi biblici del tutto originali. 
Rosso Fiorentino, con il suo cromatismo deciso, le linee nette e l’espressionismo realistico di alcuni personaggi, sarà stato sicuramente fonte d’ispirazione per i pittori moderni del Novecento (Gaudì, Guttuso, per citarne qualcuno); Pontormo nella sua pala visionaria, leggera, “danzante”,  le cui figure sembrano ruotare aggraziatamente intorno al corpo perlaceo del Cristo deposto, realizza una raffigurazione che oltrepassa i confini delle definizioni e delle categorie, per assurgere ad una dimensione sempiterna e assoluta. Il Bronzino, raffinato ed elegante, riveste tutti i personaggi, anche quelli più umili, di una regalità indiscutibile, dovuta non solo agli accessori (gioielli preziosi; acconciature elaborate; abiti sontuosi), ma anche alla nobiltà dei lineamenti e alla compostezza della gestualità, che il dolore non altera, anzi impreziosisce.
Posto in mezzo alla stanza, un monumentale crocefisso del Giambologna dalle membra affusolate esprime sacralità, fermezza e spiritualità. L’arte dello scultore fiammingo è al tempo stesso vibrante, commovente e stilizzata.     
 Anche le altre sculture costituiscono un saggio di talento impareggiabile; in particolare il Ratto della Sabine del 1579 circa e la Venere Anadiomene del 1571 – 1572. 
Nella prima opera, l’artista, attraverso un’impostazione quasi elicoidale, riesce a fare elevare fino al cielo l’energia espressa dai due corpi, ricorrendo anche a un gioco di pesi e contrappesi il cui esito finale è il miracolo del movimento nella fissità del bronzo. La Venere, aggraziata e leggiadra come si addice alla dea della bellezza, viene colta in tutta la naturalezza di un gesto quotidiano eppure estremamente femminile: tergersi la chioma dopo un bagno. Semplicità, eleganza e armonia delle proporzioni allo stato puro. 
Meritano attenzione tutti gli altri pezzi esposti, tra i quali segnaliamo: Venere e Amore di Alessandro Allori; Visione di San Tommaso D’Aquino di Santi di Tito e Annunciazione di Andrea Boscoli.
La scena dipinta dall’Allori si apre prospetticamente su più elementi, consegnando però in primo piano i due protagonisti Cupido e Venere: ludico e giocoso il furto dell’arco da parte della dea; soavi e delicate le espressioni dei volti. Tutto l’insieme restituisce un’atmosfera trasognata, idillica e luminosa: il classico locus amoenus.         



                                    Bronzino, Cristo deposto, 1543-1545 circa,

                                    Giambologna, Crocifisso, 1598

                                    Giambologna, Ratto delle Sabine, 1579 circa

        Allori, Venere e Amore, 1575-1580 circa


                                      Boscoli, Annunciazione, 1600

                                    Giambologna, Venere Anadiomene, 1571-1572 circa

                                    Santi di Tito, Visione di San Tommaso D'Aquino, 1593

Pubblicato su la Provincia kr online

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