Al
Complesso del Vittoriano – Ala Brasini si celebra fino al 27 agosto il percorso
artistico del grande pittore colombiano Fernando Botero, che proprio il 19
aprile ha compiuto 85 anni. E così 50 opere, provenienti da tutto il mondo,
suddivise in otto sezioni, compongono il mosaico della sua fortunata carriera,
raffigurando svariati soggetti e trattando molteplici temi, ripartiti in "Sculture", "Versioni da antichi maestri", "Nature
Morte", "Politica", "Vita Latino americana",
"Nudi", "Circo".
Botero
è uno dei pittori più conosciuti e identificabili dell’arte contemporanea,
grazie alle forme tondeggianti, nonché tozze e ai colori vivaci delle sue tele.
L’artista è semplice nella volumetria e plasticità dei corpi imponenti, ma è
tutt’altro che “facile”. I personaggi decisamente opulenti lanciano uno sguardo
attonito sul mondo, spesso viziato dal difetto dello strabismo, la cui
profondità risulta in alcuni casi inquietante: alti dignitari di corte, poveri
popolani, prelati, circensi, animali fissano con gravità, raramente accennando
un sorriso, la realtà circostante, alla quale sembrano estranei pur
“occupandola” in modo prepotente.
Perfino
alcune famose tele dell’arte rinascimentale vengono reinterpretate dal pittore
colombiano secondo la sua personale visione della vita, che sembra richiamarsi
al realismo magico della cultura sud americana, seppure in forme meno
accentuate.
Il
Cristo in croce è il trionfo della maestosità; addormentato e immemore quasi
della crudeltà umana, tutt'altro che
emaciato, il redentore è un gigante che si erge a dispetto dei propri e degli
altrui patimenti.
Contemplando
le opere, si percepisce nettamente la “sazietà”
e la sensualità delle vivande rappresentate, che, ipertrofiche e succulente,
sembrano effondere profumi inebrianti, da Eden primigenio; infatti il tema del
paradiso terrestre ricorre spesso nelle opere di Botero. Adamo ed Eva si
fissano reciprocamente in modo vagamente vacuo e complice, mentre il serpente sornione
sogghigna.
I
nudi inneggiano alla potenza del corpo, la cui grana risulta quasi levigata,
seppur vigorosa; gli omoni di Botero non sono flaccidi o deboli, ma si
impongono allo sguardo del prossimo nel trionfo della loro fiera “sostanza”.
Indifferenti a tutti gli “accidenti” della miserrima condizione umana, amano,
sfidano la gravità, si espongono e in definitiva vivono.
Nella
sala dedicata ai circensi si scopre l’anima giocosa un po’ fanciulla che è
intima in alcuni grandi artisti. Osservando l’opera i Musici del 2008, si avverte
l’influenza delle atmosfere picassiane del periodo rosa. Soprattutto ammirando la staticità ieratica
delle corpulente figure, assai poco in linea con la dinamicità degli
acrobati.
Scenografico
il “Cavallo con briglie” in bronzo del 2009, la cui maestosità evoca le
gloriose pagine omeriche con il mito ancestrale del cavallo di Troia;
all’ispirazione delle leggende greche è riconducibile anche un altro capolavoro
del maestro, “Leda e il cigno”; le sculture nella loro tridimensionalità
esaltano interamente la forza comunicativa di Botero, proprio perché la
pienezza delle forme può estrinsecarsi al meglio, effondendo tutta la
misteriosa insondabilità di cui sono “portatrici” tutti le sue enigmatiche
creature.