Romano Pesavento
Finalmente, è arrivata da qualche
settimana nelle librerie di tutt’Italia l’ultima avventura dell’intrepido marinaio
Corto Maltese, il quale con i suoi lunghi e appassionanti viaggi ha fatto
innamorare intere generazioni; a firma di Juan Diaz Canales e Rubén Pellejero,
il volume propone il suo lungo peregrinare attraverso le frontiere dell’Alaska,
dello Yukatan, di Panama e della California. Tanti i personaggi:
dall’inseparabile Rasputin, protagonista delle prime scene, a Caribù, piccola
peste che lo condurrà sulle tracce di Waka Yamada, dalla lucciola sfortunata
Ping Pong al sanguinario despota Ulkurib….
Fascino da gentleman inglese,
capelli nero corvino, andatura dinoccolata, volto liscio e tagliato da un
sorriso appena accennato, da cui penzola indolente una sigaretta. È ancora lui,
dopo vent’anni dalla morte del suo creatore e ventisette dall’ultima avventura.
Perché leggere Corto Maltese
oggi? Perché è un po’ come percorrere ad occhi aperti interminabili rotte verso
mete inviolate, portandosi dietro con sé, nella propria valigia immaginaria, i
ricordi, le curiosità, le emozioni di un avventuriero romantico e sornione;
perché la scoperta del nuovo ci rende più umani e ci apre alla diversità della
cultura; perché il fascino della bellezza esotica custodita nelle strisce a
colori del fumetto è qualcosa di unico e di Pratt; perché Corto Maltese
racchiude in sé la semplicità, la complessità, la giustizia, la violenza, la
paura e l’eroismo. Oggi che i documentari scientifici ci bombardano
quotidianamente, ad ogni ora del giorno e della notte, con tutte le
informazioni possibili e immaginabili, sembra che si sappia tutto dei popoli
più misteriosi e dei posti più remoti del pianeta; eppure le storie di Corto
riescono ancora a stupirci per l’ambientazione, i tratti somatici dei
personaggi così realistici, benché stilizzati, gli squarci paesaggistici così
distesi, potenti e intensi da far percepire pienamente tutto il fascino del
nostro pianeta sotto ogni latitudine e longitudine.
I colori tenui dell’acquerello
così in dissolvenza verso orizzonti sconosciuti, e proprio per questo così
invitanti, ci ricordano che i leggendari pantaloni bianchi a zampa di elefante
calcheranno ancora una volta, per chi è un viaggiatore nato e per chi osa solo
con la fantasia, nuovi territori, zone d’ombra, linee di confine inusitate per
i comuni mortali.
Pubblicato sulla testata online la Provincia Kr