Romano Pesavento
Fino al due novembre è possibile
visitare presso il Palazzo Mediceo di Seravezza la mostra incentrata su Mario Puccini, intitolata “La passione del
colore da Fattori al Novecento”; attraverso l’esposizione, si intende
ripercorrere l’intera carriera artistica del pittore: i maestri, gli amici, i
periodi di sconforto, di malessere.
Procedendo dall’influenza dei
macchiaioli dei primi esordi, fino agli stilemi più aggressivi dell’ultimo
periodo, le opere all’interno del percorso, tutte di gran pregio, sono state
selezionate con lungimiranza e sensibilità raffinata dagli organizzatori, con
l’intento di proporre agli astanti tele di notevole rilievo, magari poco
valorizzate e conosciute dal grande pubblico.
Tale felice intuizione ha
riportato alla ribalta, dopo anni di immotivato silenzio, la figura e la
personalità ecclettica, tormentata e geniale di Mario Puccini, la cui evoluzione
iconografica viene testimoniata attraverso una variegata serie di quadri:
autoritratti, paesaggi, scorci urbani e nature morte; tutte tappe di una
continua ricerca espressiva personale molto meticolosa. Influenzato da Fattori
e contemporaneo di Modì non ha conosciuto in vita il successo e la fama dei
suoi maestri conterranei. Immeritatamente.
In realtà nelle sue opere
troviamo, invece, molteplici spunti interessanti e soluzioni formali di grande
originalità e di rara potenza evocativa: la malinconia degli sguardi assorti delle
figure femminili o dei bambini e, ancora, lo scintillio febbrile degli
autoritratti denotano una forte predisposizione per introspezione e per
l’empatia, tipiche di uno spirito fragile, ma sensibile. L’occhio del pittore, anche
quando appare concentrato sulla luce o sulle chiazze tonali stridenti, da
iconoclasta, cerca sempre “l’anima”
degli oggetti ritratti, l’interiorità; ne cattura l’essenza e, molto spesso,
sembra ritrovarvisi .
I paesaggi evanescenti e le
luminose marine, quasi fluttuanti negli intensi
cromatismi, contrassegnati da prospettive spesso insolite, rivelano un
certo debito nei confronti dell’impressionismo francese; ma, in alcune
interpretazioni selvagge e repentine del colore, sono quasi ravvisabili sprazzi
di Espressionismo.
Sofferenza, ingegno, follia si
concentrano in una pennellata vibrante e cromaticamente pregnante. Al primo
impatto, alcuni stridenti contrasti tra
forme, sfumature e tinte, caratteristiche dell’ultima fase artistica di
Puccini, rivelano un’inquietudine esistenziale profonda, simile ai “furori”
pittorici di Van Gogh; tuttavia, osservando con maggiore attenzione le opere, dolcezza
profonda, schiva delicatezza, rarefatta immobilità sono le percezioni che
rimangono più a lungo nell’osservatore, proprio
come accade nelle note finali di un bouquet. E a volte ne costituiscono
la cifra distintiva e l’essenza più schietta.
Pubblicato su La Provincia Kr on line