sabato 21 febbraio 2015

Carnevale di Viareggio 2

Sfila il Carnevale di Viareggio tra satira, global warming, fame nel mondo e politica 



Romano Pesavento


Rullo di tamburi, coriandoli sfarfallanti in aria, maschere bizzarre e fantasiose sul volto di giovani e adulti, balconi addobbati con strisce cartacee dai mille colori e con alle ringhiere appese giganti immagini plastificate di Burlamacco e Ondina: è, finalmente, arrivato Carnevale. Tra scherzi, canti, risate la città di Viareggio rivive una delle feste carnevalesche più storiche d’Italia. È, certamente, un modo divertente per evadere dalla realtà e tuffarsi nel meraviglioso mondo della fantasia. Per fortuna, anche se inverno, il sole splende e riscalda con i suoi raggi l’atmosfera fresca e frizzantina. Sono le tre del pomeriggio e si sentono rimbombare da lontano i tre colpi di cannone che ufficialmente danno il via alla sfilata dei carri allegorici e la bandiera, sigillo reale della manifestazione, viene issata su per il palo posto in posizione centrale.

Più ci si avvicina al lungomare, più l’ambiente si vivacizza. Tanta gente in coda alla biglietteria per il ticket d’accesso. C’è anche chi protesta: sono le mamme dei bambini non residenti nel comune che da quest’anno devono pagare il biglietto anche ai loro pargoletti. Le auto blu delle autorità transitano indisturbate dai cancelli secondari. Una volta oltrepassata la barriera d’ingresso la gioiosa folla dilaga e invade ogni centimetro quadrato disponibile.
Incantevole, stupendo, magnifico, sbalorditivo sono le normali esclamazioni che risuonano nella mente di chi si trova improvvisamente ad osservare da vicino i giganteschi, imponenti carri con le loro fantasmagoriche costruzioni di cartapesta e dalle originali scenografie sviluppate, a volte, fino a 20 metri d’altezza. Per stupire occorre dar vita ad una miscela eccezionale fatta di satira, genialità e innovazione ed è proprio questo intreccio di contenuti che si evidenzia nella realizzazione di questa manifestazione.
Quali i bersagli della graffiante ironia? Certamente, i potenti della terra ed il nostro presidente del Consiglio, Renzi. I dieci carri lentamente si muovono lungo il viale. Tra questi ne vogliamo segnalare tre.
Strabiliante il carro di Gilbert & Corine: Il grande freddo. Qui tre colossi di cartapesta con le fattezze di Barak Obama, Xi Jimping e Vladimir Putin si scaldano davanti al globo terrestre che sta bruciando. Sia volti che i movimenti dei personaggi sono ben curati e somiglianti alla realtà. Importante è anche il significato del messaggio che gli autori hanno voluto indicare attraverso la loro progettazione: global warming, fame nel mondo e inquinamento.
Irriverente e incisiva la coreografia del carro intitolato: “Mutti la grande madre” dei fratelli Cinquini. Un’obesa Merkel partorisce piccoli bebè con il volto di Renzi; mentre tanti figuranti vestiti da beffardi spermatozoi ballano intorno alla struttura. Al terzo posto sicuramente si posiziona il carro “Oro bianco” dei Fratelli Bonetti. Un enorme e spettacolare elefante si muove tra la folla ammirata ed esterrefatta. Le grandi orecchie in tela si spostano sofficemente conferendo un tono ancor più maestoso all’animale. Il pachiderma sfiora la perfezione. Curiosa e singolare l’idea di dipingere il corpo con macchie colorate e le zampe, invece, con le striature tipiche delle zebre. Sul tronco vengono raffigurate due mani che si intrecciano e un fucile che sta per far fuoco; tutto ciò serve a nostro avviso a sensibilizzare la platea di fronte allo stermino di alcune specie protette.

Giunta la sera pirotecnici fuochi d’artificio allietano la conclusione della giornata. La gente esausta, ma felice, guarda con il naso all’insù il susseguirsi inesauribile di colori, sfumature e disegni nel cielo buio.



Pubblicato su giornale online la Provincia Kr

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