Sfila il Carnevale di Viareggio tra satira, global warming, fame nel mondo e politica
Romano Pesavento
Rullo di tamburi, coriandoli
sfarfallanti in aria, maschere bizzarre e fantasiose sul volto di giovani e
adulti, balconi addobbati con strisce cartacee dai mille colori e con alle
ringhiere appese giganti immagini plastificate di Burlamacco e Ondina: è,
finalmente, arrivato Carnevale. Tra scherzi, canti, risate la città di
Viareggio rivive una delle feste carnevalesche più storiche d’Italia. È,
certamente, un modo divertente per evadere dalla realtà e tuffarsi nel
meraviglioso mondo della fantasia. Per fortuna, anche se inverno, il sole
splende e riscalda con i suoi raggi l’atmosfera fresca e frizzantina. Sono le
tre del pomeriggio e si sentono rimbombare da lontano i tre colpi di cannone
che ufficialmente danno il via alla sfilata dei carri allegorici e la bandiera,
sigillo reale della manifestazione, viene issata su per il palo posto in
posizione centrale.
Più ci si avvicina al lungomare,
più l’ambiente si vivacizza. Tanta gente in coda alla biglietteria per il
ticket d’accesso. C’è anche chi protesta: sono le mamme dei bambini non
residenti nel comune che da quest’anno devono pagare il biglietto anche ai loro
pargoletti. Le auto blu delle autorità transitano indisturbate dai cancelli
secondari. Una volta oltrepassata la barriera d’ingresso la gioiosa folla dilaga
e invade ogni centimetro quadrato disponibile.
Incantevole, stupendo, magnifico,
sbalorditivo sono le normali esclamazioni che risuonano nella mente di chi si
trova improvvisamente ad osservare da vicino i giganteschi, imponenti carri con
le loro fantasmagoriche costruzioni di cartapesta e dalle originali scenografie
sviluppate, a volte, fino a 20 metri d’altezza. Per stupire occorre dar vita ad
una miscela eccezionale fatta di satira, genialità e innovazione ed è proprio
questo intreccio di contenuti che si evidenzia nella realizzazione di questa
manifestazione.
Quali i bersagli della graffiante
ironia? Certamente, i potenti della terra ed il nostro presidente del
Consiglio, Renzi. I dieci carri lentamente si muovono lungo il viale. Tra
questi ne vogliamo segnalare tre.
Strabiliante il carro di Gilbert
& Corine: Il grande freddo. Qui tre colossi di cartapesta con le fattezze
di Barak Obama, Xi Jimping e Vladimir Putin si scaldano davanti al globo
terrestre che sta bruciando. Sia volti che i movimenti dei personaggi sono ben
curati e somiglianti alla realtà. Importante è anche il significato del
messaggio che gli autori hanno voluto indicare attraverso la loro
progettazione: global warming, fame nel mondo e inquinamento.
Irriverente e incisiva la
coreografia del carro intitolato: “Mutti la grande madre” dei fratelli Cinquini.
Un’obesa Merkel partorisce piccoli bebè con il volto di Renzi; mentre tanti
figuranti vestiti da beffardi spermatozoi ballano intorno alla struttura. Al
terzo posto sicuramente si posiziona il carro “Oro bianco” dei Fratelli
Bonetti. Un enorme e spettacolare elefante si muove tra la folla ammirata ed
esterrefatta. Le grandi orecchie in tela si spostano sofficemente conferendo un
tono ancor più maestoso all’animale. Il pachiderma sfiora la perfezione.
Curiosa e singolare l’idea di dipingere il corpo con macchie colorate e le
zampe, invece, con le striature tipiche delle zebre. Sul tronco vengono
raffigurate due mani che si intrecciano e un fucile che sta per far fuoco;
tutto ciò serve a nostro avviso a sensibilizzare la platea di fronte allo
stermino di alcune specie protette.
Giunta la sera pirotecnici fuochi
d’artificio allietano la conclusione della giornata. La gente esausta, ma
felice, guarda con il naso all’insù il susseguirsi inesauribile di colori,
sfumature e disegni nel cielo buio.
Pubblicato su giornale online la Provincia Kr
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