Romano Pesavento
Dal 1 ottobre
2016 al 5 febbraio 2016, è in corso, al Palazzo Blu di Pisa, la mostra dal
titolo “Dalì - il Sogno del Classico”.
L’esposizione propone un percorso in cui
la provocatoria arte di Dalì si coniuga con i Grandi senza tempo, non solo dell’arte
figurativa; anzi, il punto focale di un simile, inedito, viaggio parte proprio
dal più moderno e classico autore di tutti i tempi: Dante; egli interpreta il
Sommo poeta attraverso il proprio caleidoscopio personale, fatto di larve, scie
luminose, linee tortuose, forme a tratti stilizzate fino alla nuda parvenza e
poi improvvisamente corporee, contratte in una spasimante tensione muscolare
terrena, di michelangiolesca memoria. Inferno, Purgatorio e Paradiso, i cui
paesaggi e personaggi vengono rievocati in modo surreale, sporadicamente
delicato, più spesso con violenza di linee, trovano una lettura insolita,
scomoda e perturbante attraverso il segno dell’artista catalano. Il binomio Dalì
-Dante può sembrare un accostamento perlomeno “improvvido”; invece la sua “follia”
estrosa ben si presta a rappresentare l’alfa e l’omega, Eros e Thanatos dell’umanità
e l’insondabile mistero dell’esistenza, viluppo di inestricabile dolore e
mistica esaltazione. Ogni opera effonde energia psichica nevrotica e spudorata.
La luminosità opaca e gli scenari onirici, a volte lunari, delle tele
affascinano e ipnotizzano le menti dei visitatori, conducendoli in spazi
inediti, alla ricerca della quarta dimensione. L’atomismo, la relatività, il simbolismo
del pittore attraversano lo spazio della realtà e dell’arte del Novecento,
scindendosi in migliaia di puntini colorati, che, in maniera armoniosa e
ordinata, costruiscono immagini classicheggianti, il cui approdo finale consiste
nel modello strutturale mentale costituito dalle tre istanze psichiche: Es, Io
e Super-io.
Ogni viaggio
di formazione presupporrebbe una guida /musa sotto la cui egida affrontare i
rischi e gli inconvenienti dell’esplorazione dell’Essere; per il marchese di
Púbol, l’ago della bussola era Gala,
compagna e complice della sua vita temeraria e scandalosa; la confidente
geniale, depositaria di tutte le sue ardite farneticazioni, ricorre in diverse
opere, fissando il proprio sguardo enigmatico e sfuggente sulle bizzarrie
metafisiche composte dal genio surrealista.
“Si dice che
quando una persona guarda le stelle è come se volesse ritrovare la propria
dimensione dispersa nell’universo”(Salvador Dalì).
Pubblicato su la Provincia Kr online giorno 30/12/2016