Romano Pesavento
Diario dal Messico 1:
laggiù nella capitale
Eccoci a Città del Messico. In
fase d’atterraggio, sbirciando dal finestrino si può osservare la metropoli
estendersi nella vallata con le sue infinite piccole casupole colorate di legno
e latta, simili, per aspetto, alle favelas brasiliane.
Passeggiando per la
città, si avverte la povertà che circonda il cuore pulsante del Messico.
Spirali di compensato circondano palazzi signorili e chiese barocche, pronte a
collassare su se stesse: non c’è un edificio antico nella capitale in
equilibrio saldo sulle proprie fondamenta; le acque stagnanti su cui si poggia
il centro storico rendono malferma e precaria la stabilità delle strutture
architettoniche. Belli la cattedrale e lo Zócalo, entusiasmanti i murales di Diego
Rivera e le colossali piramidi di Teotihuacán; eppure si respira un’atmosfera
malinconica e inquieta in un luogo così ricco di cultura: disparità sociali
spaventose; angherie e vessazioni medievali di cui sono vittime indifese gli
ultimi della società, con la sparizione di bambini e adolescenti per il
traffico d’organi e la prostituzione, scontri violenti tra polizia e docenti
per l’affermazione del diritto di sciopero contro una riforma scolastica
giudicata assai nefasta e imposta con la forza, corruzione dilagante nel
pubblico offuscano il volto di una terra con enormi potenzialità. L’indomani si
parte per il Chiapas.
Diario dal Messico 2: Good moorning, Chiapas!
Sbarcati all’aeroporto di Tuxtla
Gutiérrez, ci inoltriamo nell’entroterra messicana, qui in questo pezzo di
mondo vive l’impronta ideologica del subcomandante Marcos e delle tradizioni
indigene Maya. Con un piccolo furgoncino raggiungiamo Chiapa de Corzo da dove,
su una piccola imbarcazione, si può esplorare il canyon del Sumidero. Durante
il tragitto l’autista ci racconta i fatti, i miti e le leggende della sua
terra. Indossato il salvagente, inizia l’avventura. Il canyon si snoda con andamento tortuoso tra
pareti scoscese e insenature capricciose, mentre lussureggiante la vegetazione
prolifera e disegna immagini fantasiose e insolite, facendo sognare i
visitatori. La fauna variegata e bizzarra appaga tutte le aspettative:
avvoltoi, aironi, pellicani e soprattutto coccodrilli grassi e sornioni,
immobili, con le fauci aperte, in
pennichella post prandiale suscitano curiosità e interesse. Molto suggestiva la
grotta dedicata al biologo - naturalista Miguel Carlos Francisco Alvarez del
Toro, in cui campeggia l’immagine della madonna di Guadalupe; le diverse
cascate sono di notevole bellezza e passarci di sotto è un autentico
privilegio.
Diario dal Messico 3: Da Chiapa de Corzo a San Cristobal de las
Casas
Prima di partire alla volta di
San Cristobal de las Casas, ci rifocilliamo nel ristorante Jardines de Chiapa presso
Chiapa de Corzo; il cibo è molto gustoso: crema di fagioli con peperoncino;
tacos; minestra di verdure; pesce di fiume, i tamal (una specie di panzerotto
ripieno, salato o dolce), il pepito con tasajo (ovvero carne di manzo tagliata
a fettine sottili in una salsa di semi di zucca), il prelibato cochinito horneado (maialino al forno condito
con salsa "adobo", a base di peperoni e peperoncini) e tanto altro
ancora. Ops, c’è anche la pizza, ma stendiamo un velo pietoso in merito. Sono
ormai le quattro del pomeriggio e anche se fa caldo è d’obbligo una rilassante
passeggiata in centro alla scoperta delle sue ricchezze culturali: la Fuente de
La Pila dallo stile mudéjar coloniale (fontana monumentale, di forma
ottagonale, in mattoni dal colore rosso-arancione, caratterizzata da archi,
archi rampanti e un tetto a cupola) situata nella piazza principale della
città; i portici con i loro colorati negozi di souvenir artigianali; la chiesa
di Santo Domingo de Guzmán, costruita nel XVI secolo.
In serata arriviamo a San
Cristobal de las Casas, la ciudad mágica. La mattina seguente si parte
all’esplorazione del centro urbano. In questa città aleggia l’enigmatica
presenza del subcomandante Marcos, infatti proprio qui ha letto la prima
dichiarazione della Selva Lacandona, nella quale gli zapatisti dichiaravano
guerra al governo del Messico e annunciavano libertà, giustizia e democrazia
per tutti i messicani. Visitiamo il
centro cultural “El Carmen”, la piazza centrale con i suoi murales inneggianti
alla protesta dei professori, la chiesa barocca di Santo Domingo e la
Cattedrale con i suoi due imponenti campanili è un trionfo di motivi
ornamentali, decorazioni estrose e in tema con la lussureggiante vegetazione
dei luoghi. Al suo interno si può ammirare una statua di Gesù adolescente adornato
in modo insolito. Da queste parti i canoni estetici tradizionali occidentali
vengono riformulati secondo l’ottica dei nativi, appartenenti alla gloriosa
stirpe Maya. Per molti di loro l’animismo non è stato mai superato
completamente, motivo per il quale molte chiese, le quali c’è stato severamente
proibito di riprendere e fotografare, sono gestite secondo pratiche cultuali a
dir poco sconcertanti per i cattolici tradizionali. Approfondiremo in seguito.
Caratteristici il mercatino dell’artigianato locale e il mercato generale. I
colori sono sgargianti e luminosi e contrastano con la mestizia e la cupezza
degli abitanti, veramente poveri e rassegnati ad ogni forma di privazione. I
bambini giocano per strada scalzi e nei loro occhi raramente trapela la gioia.
Diario dal Messico 4: San Juan Chamula, San Lorenzo
Zinacantan e le Cascate di Agua Azul
Alle otto del mattino partiamo
alla volta di San Juan Chamula e San Lorenzo Zinacantan, due comunità indigene di
lingua tzotzil che si richiamano alle antiche usanze animiste del popolo Maya. I
due centri distano una ventina di chilometri da San Cristobal de las Casas.
Appena arrivati l’ambiente è desolante: tranne il centro di culto, il paesino è
veramente sconfortante. Ci sono delle serre in cui vengono coltivati fiori di
inusitata bellezza. I bambini aspettano i pochi turisti che si spingono fino a
qui per vendere piccoli oggetti artigianali. La miseria qui raggiunge i vertici
più alti del Messico. La religione è praticata in forme poco ortodosse: i
fedeli venerano miriadi di santi, addobbati con accessori vistosi, quali
tuniche vivaci di stoffa, specchietti contro il malocchio e parrucche, esposti
in fila lungo le pareti della chiesa, quasi a sostituire le loro ancestrali
divinità.
Il credente entra in trance davanti al santo e, dondolandosi
ritmicamente, intona nenie strane; dal soffitto pendono festoni, luci di
natale, stoffe ricamate e ciascuno accende quindici candele sul pavimento, reso
scivoloso dalla cera, della chiesa. All’interno non ci sono panche per sedersi,
ma aghi di pino profumati e ghirlande di fiori. Secondo la loro mentalità, il
santo deve essere omaggiato con offerte: fumo delle candele, preghiere, fiori e
animali. Ho potuto assistere con un certo sconcerto a un rito in cui una
gallina viva veniva prima passata sul fumo delle candele e poi le si torceva il
collo. E’ severamente proibito fotografare gli ambienti di culto: enormi
sanzioni vengono applicate dai custodi, se colti in flagranza. Gli uomini
girovagano indossando giacche con un pelo bianco e le donne con le loro gonne lanose
nere, sedute a terra o su rudimentali sgabelli, lavorano al mercato. Curiosità:
nei loro cimiteri le sepolture presentano solo la data della morte. Per loro
costituisce il vero inizio della vita.
Il tardo pomeriggio lo passiamo
bighellonando per il centro di San Cristobal de las Casas alla ricerca di
tradizionali souvenir e immersi nel tran tran del centro. L’indomani all’alba si
parte per Palenque con sosta alle
Cascate di Agua Azul. L’unica strada, stretta e non sempre in buone condizioni,
che collega i due centri urbani è colma di curve. Dopo alcune ore di viaggio
arriviamo alle Cascate. La bellezza naturalistica è impressionante. Le cascate
scintillanti di acqua azzurra e spumeggiante non smentiscono il loro nome. I
turisti si deliziano, tuffandosi nelle varie vasche naturali, in cui uccelli di
diverse specie trovano refrigerio. Sembra un autentico paradiso terrestre; la
vegetazione ricca e colorata, il mormorio delle acque, il canto degli uccelli
riportano ad epoche primordiali e al benessere psico-fisico. La sera arriviamo
a Palenque.
Diario dal Messico 5 : Le antiche
meraviglie di Palenque
Immerso nella foresta tropicale
il sito di Palenque è certamente un’oasi archeologica stupenda. Unici
inconvenienti: l’umidità pari al 100% e i fastidiosi mosquito, d’altronde siamo
nel loro habitat. Appena entrati appare davanti i nostri occhi l’imponente
Tempio delle Iscrizioni, monumento funebre del re Pacal, che è in perfetto
stato di conservazione. Accanto, la piccola piramide della regina rossa, sposa
di Pacal, è meta dei visitatori che salgono su per i gradini per accedere alle
tombe dei sacerdoti e della sovrana.
A
qualche metro si erge il Palazzo con i suoi bassorilievi di stucco, le
sculture, i passaggi sotterranei e la torre a quattro corpi. La nostra guida ci
illumina sulla storia, sulle tradizioni sui costumi della civiltà Maya che si stanziò
in questi luoghi dal V secolo al IX secolo. Il Gruppo delle Croci composto dal "Tempio della croce"
("Templo de la cruz"), dal Tempio del sole ("Templo del
sol") e dal "Tempio della Croce fogliata" ("Templo de la
cruz foliada") sono la
commemorazione dell'ascesa al trono del Signore Chan Bahlum II, dopo la morte
del re Pacal il Grand. Approfondendo il nostro “speaker” ci fornisce ulteriori
informazioni infatti le croci relative ai nomi dei templi sono in realtà
raffigurazioni dell'albero della creazione collocato al centro del mondo per i
Maya. è stato interessante salire in cima a tutte le piramidi anche se
faticoso, ma il panorama che si osserva da lassù è unico la foresta abbraccia i
resti città fornendo una prospettiva archetipa e primordiale. Chissà quanti segreti ancora
nasconde!
Diario dal Messico 6: Golfo del
Messico, Campeche e Uxmal
La luce del tramonto scende sul Golfo del Messico
riflettendo un variopinto caleidoscopio di colori e sfumature sulle acque
cristalline dell’Oceano.
Le piattaforme petrolifere sono sempre accampate nella
Baia di Campeche come silenziosi apache; gli sversamenti degli idrocarburi non sono
ipotesi remote e un simile paradiso può, come già è accaduto, essere contaminato
da un momento all’altro. È già sera quando arriviamo a San Francisco de Campeche. Una pioggerellina
a volte insistente e noiosa ci accoglie. Andiamo a scoprire il centro storico.
Si respira un’aria già più occidentale e festaiola. La cattedrale de Nuestra
Senora de La Purisima Conception di notte, con le sue luci gialle e i campanili
sagomati, ti richiama alla mente gli scenari avventurosi ed esotici di Zorro.
Colorata come L’Avana, ma più ordinata, dispone le sue case tinta pastello in
una metodica successione. L’indomani mattina, il cielo è chiaro e permette una
più dettagliata visita della cittadina. La fortezza con i suoi possenti cannoni
riporta alla memoria racconti “veri” di pirati, che hanno fatto fortuna qui,
approfittando delle fortune altrui. Si
parte alla scoperta del parco archeologico di Uxmal, il più importante centro
cerimoniale della civiltà Puuc, situato nella penisola dello Yucatan.
Dopo un
viaggio rocambolesco, rottura contemporanea di due ruote del nostro mezzo, finalmente
nelle prime ore pomeridiane approdiamo al sito. Appena entrati ci appare la gigantesca
piramide dell’indovino con i suoi 30 metri d’altezza si erge proprio di fronte al
maestoso ed elegante "Quadrilatero delle Monache". Le ricche e particolari decorazioni che
compongono la facciata orientale comunicano un fascino misterioso a chi le
osserva: vi si alternano riproduzioni della maschera di Chaac, dio della
pioggia, disegni geometrici ornati a traforo ed un motivo a grata, che percorre
tutta la facciata, che raffigura, in forma stilizzata, le squame di due
serpenti intrecciati, rappresentazione del dio Quetzalcoatl. Qualche iguana
sorniona prende il sole tra questi resti millenari, incurante dei turisti e
quasi in posa. Tra i monumenti più curiosi c’è senz’altro il Campo del gioco
della pelota: il canestro in cui doveva essere lanciata la palla è allocato in
una posizione inaccessibile rispetto all’altezza media del popolo Maia. Il
vincitore dell’agone sportivo, come premio, veniva sacrificato al dio Chaac. Nelle
immediate vicinanze spunta l’imponente Gran Piramide. Alta 32 metri è composta
da una fitta e stretta serie di scalini difficili da scalare. Arrivati in cima
al tempio si gode di un panorama stupendo. Non da meno in quanto a grandiosità
è Il “Palazzo del Governatore”; sulla sua lunga facciata, riccamente ornata, si
possono ammirare raffigurazioni della nascita del pianeta Venere e proprio
nello spazio antistante la “Piattaforma dei giaguari”. Concludono il tour la "Casa delle
tartarughe" e un serpentello verde smeraldo forse una reincarnazione di
qualche spiritello Maya.
Diario dal Messico 7: Merida e Il guardiano di Chichén
Itzá
Arriviamo a Merida. Città piena di luci e di
colori. Donne, anziani, e bambini e coppie di ogni età ballano gioiosamente la
danza tradizionale dello Yucatán, nota come "Vaquería Regional",
nella Plaza Grande. Nell’aria si espandono i profumi dolci e pungenti della
cucina tradizionale, mentre le bancarelle riempiono la piazza di stoffe e
souvenir variopinti per i turisti. Visitiamo la Cattedrale di San Idelfonso, la Casa di Francisco de Montejo, fondatore
nel 1542 della città, il palazzo del governo con i suoi enormi murales e la
strada 60. La sera ci immergiamo nella movida messicana e ci godiamo i canti e
le atmosfere del posto.
La mattina partiamo per Chichén Itzá, la quarta
meraviglia del mondo moderno. Abbiamo visto tutto quello che c’era da vedere (El
Castillo, Tempio dei Guerrieri, Campo del gioco della pelota, Complesso des Las
Monjas, il Cenote sacro, El Caracol e tanto altro) sotto lo sguardo attento dei
“guardiani”, le iguane, del sito. La nostra guida ci illustra lo straordinario
spettacolo che, durante gli equinozi, la piramide El Castillo riesce a regalare
agli spettatori: all’alba e al tramonto del sole, gli angoli della struttura proiettano
un'ombra a forma di serpente piumato, Kukulkan appunto, lungo la scalinata nord.
Singolare è anche El Caracol, l’osservatorio astronomico dei Maya. Proprio qui
venivano esercitate ricerche minuziose sugli astri e i corpi celesti. L’indomani
si torna in Italia.