prof. Romano Pesavento
Presidente Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani
Il Coordinamento Nazionale
Docenti della disciplina dei Diritti umani fa appello a tutti i rappresentanti del
Parlamento italiano ed a tutti gli esponenti delle associazioni culturali, dei
sindacati e fondazioni, affinché la proposta di inserire in ogni scuola di ogni
ordine e grado del Centro Sud, in fase di Mobilità, un docente della classe di
concorso A046 (ex A019) - discipline giuridiche ed economiche - nel sistema
educativo italiano trovi un esito positivo. L’utilizzazione nella scuola
secondaria di primo grado come organico di potenziamento socio economico e per
la legalità ha sollevato, nel corso dell’anno scolastico 2015/2016, questioni
assai importanti, relative alla cittadinanza attiva e democratica, alla
valorizzazione dell'educazione interculturale e alla pace, come prevenzione di
fenomeni terroristici, al rispetto delle differenze e al dialogo tra le
culture, alla sostenibilità ambientale dei beni paesaggistici, del patrimonio e
delle attività culturali, basi fondamentali per lo sviluppo della persona.
Non esiste società
civile in cui il tema della legalità non sia promosso, divulgato e trasmesso.
Soprattutto nelle aree più critiche del Mezzogiorno, laddove la percezione
dello Stato è assai flebile e rapporti viziati dal clientelismo dilagante e
dagli affari illeciti costituiscono sovrastrutture tossiche, il cui esito
finale è lo smantellamento della norma giuridica e del progresso.
Educare alla
legalità i giovani significa pertanto combattere “l’indifferenza, il
compromesso morale, la contiguità, la complicità” in semplici parole
contrastare le organizzazioni criminali (mafia, ndrangheta e camorra).
L’emorragia delle
forze buone deve essere arrestata: lo spopolamento, l’indebolimento del tessuto
sociale, lo smembramento delle famiglie, l’emigrazione consegnano il territorio
all’antistato.
Difendere la
legalità vuol dire piantare i semi della giustizia, della libertà, dell’onestà,
della rettitudine in una società sempre più multietnica e complessa; vuol dire,
anche, fare in modo che il concetto di Stato, nel suo significato e ruolo
istituzionale più alti, sia tutelato, difeso e rispettato con scrupolo, quasi
religioso, da ciascuno di noi; significa infine stimolare sempre più ognuno ad
adempiere al proprio dovere e a maturare una solida coscienza civica. Tutto ciò
dovrebbe, come è risaputo, costituire
l’unica forma comportamentale ammessa e riconosciuta sin dalla più tenera età.
L’opportunità di poter incidere sul nostro tessuto sociale in modo positivo
potrebbe non ripresentarsi; la coscienza di ciascuno è chiamata in causa per
trasformare la realtà attuale.
“Fenomeni come
l’espansione della criminalità, nelle sue espressioni economiche e finanziarie,
e la piaga della corruzione, da cui sono affette anche le democrazie più evolute
possono trovare un argine efficace. È necessario intervenire non solo nel
momento repressivo, ma anche in quello educativo, rivolto in modo particolare
alle nuove generazioni, offrendo un’antropologia e un modello di vita in grado
di rispondere alle alte e profonde ispirazioni dell’animo umano” (Papa
Francesco)