L’Italia apra i CIE
alle ONG per i diritti umani
“Un paese che non consente ai giornalisti di riferire sulla sua
condotta, è un paese che sta cercando di nascondere le sue azioni.”
di Romano Pesavento
I flussi migratori stanno
ultimamente diventando uno dei principali drammi della comunità globale. I
fatti di Lampedusa e Crotone delineano un quadro estremamente preoccupante
dell’emergenza nazionale relativa al fenomeno in atto. Enormi spostamenti di
massa (anche donne e bambini) avvengono quotidianamente tra le due sponde del
mare: tutte persone alla ricerca di una speranza di vita migliore. Cosa li
attende?
In questa intervista abbiamo
voluto affrontare il problema dell’immigrazione con un personaggio d’eccezione,
Santiago A. Cantone, direttore del Robert F. Kennedy Partners for Human Rights.
Dalla sua biografia emergono importanti incarichi e riconoscimenti per
l’impegno speso in campo umanitario. Cantone ha rivestito il ruolo di
segretario esecutivo della Commissione Inter-Americana sui Diritti Umani, relatore
speciale per la libertà di espressione nel sistema americano Inter, Direttore
per l'America Latina ed i Caraibi per l'Istituto Nazionale Democratico per gli
Affari Internazionali (NDI), un istituto di sviluppo democratico con sede a
Washington DC. È stato anche assistente politico del presidente Carter in
programmi di sviluppo democratico in paesi in America Latina.
Nel 2005 si è aggiudicato il Gran
Premio Chapultepec per i suoi contributi alla promozione, lo sviluppo, il
rafforzamento. e la difesa dei principi di libertà di espressione in tutto il
continente americano.
Ritiene che lo Stato italiano stia fronteggiando efficacemente l’emergenza
umanitaria dei profughi provenienti dai territori martoriati dalla guerra
civile e dalla povertà?
La migrazione è una delle sfide
più importanti che tutti noi abbiamo, come società globale. Con diverse centinaia di milioni
di persone che vivono fuori del loro paese di origine, e molti di loro alla ricerca
di una vita migliore senza violenza, la povertà , la discriminazione; siamo
obbligati a trovare soluzioni quando arrivano sulle nostre coste.
Sono molto preoccupato per quello
che sta accadendo nelle acque della Sicilia. Gli italiani sono sempre stati
molto accoglienti e compassionevoli persone, e il calore e il dolore che questa
nazione ha mostrato quando più di 200 persone hanno perso la vita a Lampedusa
poche settimane fa è una ulteriore dimostrazione di questo.
Se l'Italia è responsabile, lo è
anche il resto d'Europa e la comunità internazionale. La comunità europea nel
suo complesso deve stabilire politiche comuni per accogliere i migranti che
desiderano venire qui, e, soprattutto, assumersi la responsabilità di coloro
che rischiano la vita per venire qui. Spero che i paesi europei decideranno di
istituire un corridoio umanitario per dare sostegno e sicurezza ai rifugiati.
Molti profughi, una volta giunti a Lampedusa, vengono “smistati” nei
vari centri di accoglienza e Cie, in cui aspettano la definizione del loro
destino. Non sempre queste strutture si sono rivelate efficienti ed appropriate.
A Crotone, a seguito di una rivolta per la morte di un giovane marocchino, nel
periodo di ferragosto è stato chiuso il tanto discusso Cie. Secondo lei quali
possono essere le soluzioni per una corretta gestione territoriale del fenomeno
immigratorio?
Non ho mai visitato un CIE
personalmente, ma ho letto molto su di essi, tra cui quello che il relatore
delle Nazioni Unite sui diritti umani dei migranti ha scritto nel mese di
ottobre 2012, dopo aver visitato il CIE italiano: il relatore ha sottolineato
come sia il governo italiano e la Guardia Costiera siano stati ampiamente
collaborativi, ma ha anche raccomandato che l'Italia permetta alle ONG
umanitarie di visitare i CIE, e cambi il suo accordo bilaterale con la Libia , dal momento che la
nazione in questione rappresenta una grave minaccia per la sicurezza dei
migranti .
Mi auguro che la Comunità europea aiuterà
l'Italia non solo con il sostegno finanziario, ma anche con la creazione di
politiche comuni in materia di diritti umani. Nessuno si dovrebbe trovare a
rischiare la propria vita per una possibilità di pace e di prosperità .
Essi devono essere trattati con
dignità e, solo come ultima istanza, dovrebbero essere tenuti in strutture
speciali, non centri di detenzione, fino a quando il loro status giuridico non
è determinato dalle autorità, nel rispetto tassativo delle norme internazionali
sui diritti umani. Non dobbiamo dimenticare che questi sono individui in fuga
da condizioni di violenza e povertà. Tenerli in prigione per un lungo periodo
di tempo, è una violazione dei loro diritti umani .
Assistenza, accoglienza e integrazione sono sempre più messi in seria
discussione da un elevato numero di tristi episodi che hanno portato addirittura
alla morte di alcuni profughi. Desolazione, abbandono e depressione colpiscono
i poveri immigrati una volta usciti dai Cara alla ricerca di un lavoro o di un
possibile rifugio per trascorrere la nottata. Crotone, come molte altre realtà
del Sud Italia, è una zona estremamente
povera. In tale contesto, nel corso degli anni il fenomeno immigratorio è
andato ad alimentare la prostituzione e il lavoro nero senza che le autorità
locali siano riuscite ad intervenire. Qual è la sua opinione in merito?
Generalmente, la
Prefettura non autorizza la stampa ad entrare nei centri Cara.
Ricordiamo la recente denuncia di un giornalista de la Repubblica , che
segnalava (19 agosto 2013) la mancata autorizzazione ad accedere alla struttura
di Crotone. Come commenta tale stato di
cose?
Una delle cose più efficaci che
possiamo fare è educare le persone sui diritti umani; e anche permettere ai
giornalisti di utilizzare gli strumenti giusti per parlare di diritti umani. Un
paese che non consente ai giornalisti di riferire sulla sua condotta, è un
paese che sta cercando di nascondere le sue azioni. L'Italia dovrebbe
assolutamente iniziare ad ammettere i giornalisti nei Centri di accoglienza per
i richiedenti asilo.
Interview with Santiago
Canton ,
Director of RFK Partners for Human Rights
Do you think that Italy is properly addressing the
humanitarian crisis of refugees from countries struck by civil war and poverty?
Migration is one of the
most important challenges we all have as a global society. With several hundred million people living
outside their country of origin, and many of them searching for a better life
free from violence, poverty, and discrimination, we are obligated to find
solutions when they arrive on our shores.
I’m very concerned about
what is currently happening in the waters around Sicily . Italians have always been a very
welcoming and compassionate people, and the warmth and sorrow that this nation
showed when more than 200 people lost their lives in Lampedusa few weeks ago is
a further demonstration of that.
While Italy is responsible, so is the rest of Europe and the international community. The European
community as a whole must establish common policies to welcome migrants who
wish to come here, and more importantly, take responsibility for those who risk
their lives to come here. I hope European countries will decide to establish a
humanitarian corridor to give support and safety to refugees.
As soon as they get to Lampedusa, many refugees are
“sorted out” in CIEs (Identification and Expulsion Centers )
and reception centers, where they wait for official decisions about their
future. Unfortunately these structures are not often efficient and suitable.
For instance, after the revolt for the death of a young Moroccan immigrant, the
controversial CIE in Crotone
was closed in August. In your view, what are the solutions for an appropriate
handling of the migrant issue at local level?
I have never visited a
CIE personally, but I have read a lot about them, including what the UN
Rapporteur on Human Rights of Migrants wrote in October 2012 after visiting the
Italian CIE: the Rapporteur underlined how helpful the Italian Government and
the Coast Guard have been, but he also recommended that Italy allow Humanitarian
NGOs to visit CIEs, and change its Bilateral Agreement with Libya, since that
nation that poses a serious threat to migrants’ safety.
I hope that the European
Community will help Italy
not only with funding support, but also with establishing shared policies
regarding human rights. No one should have to risk his or her life for a chance
at peace and prosperity.
They should be treated
with dignity and, only as a last resort, should be kept in special facilities,
not detention centers, until their legal status is determined by the
authorities, in strict observation of international human rights
standards. We should not forget that
these are individuals escaping conditions of violence and poverty. To keep them
in prisons for a long period of time is a violation of their human rights.
Aid, reception, and integration policies are seriously
jeopardized by a high number of accidents that sometimes provoke casualties
among refugees. Distress, depression and weakness affect unfortunate migrants
as soon as they are out of CARAs (Asylum Seekers Reception Centres) looking for
a job or a shelter from the night. Like many Southern towns, Crotone is extremely poor. The migrant issue
has made the situation worse, fuelling over the years prostitution and black
labour market, problems that have not been effectively tackled by local
government. What do you think about that?
Pubblicato sulla rivista la ProvinciaKr n.3 –
Novembre 2013